La commedia è tratta dalla novella “Quando si è capito il giuoco” e venne rappresentata per
la prima volta a Roma il 6 dicembre 1918 dalla Compagnia Ruggeri-Vergani.
è una commedia costruita sul grottesco, sul capovolgimento di situazioni, sull’ironia. Vi si
trova l’espressione e la rappresentazione del cosiddetto “sentimento del contrario” da
Pirandello esposto nel saggio “L’umorismo” del 1908. Appartiene alla seconda fase del
teatro pirandelliano, quando cioè i personaggi decidono di vedersi vivere, di estraniarsi dalla
realtà, rifugiandosi nelle centomila maschere foggiate per se stessi e per gli altri. I
personaggi principali costituiscono il solito triangolo: moglie, marito e amante, ma non si
tratta di un dramma a sfondo borghese, bensì del dramma del protagonista Leone Gala il
quale per sfuggire alla tragedia di una vita di dolore, decide di astrarsi, rifiutando i
sentimenti e le passioni, assumendo tutta la realtà circostante a logica e ragione. Si diletta di
gastronomia e filosofia, disquisendo con il cameriere di nome Filippo, ma non a caso detto
Socrate, delle ultime teorie del pensiero di Henri Bergson , in particolare quelle espresse
nell’ opera del filosofo francese del 1907: l“ ’Evoluzione creatrice”. Egli soffre della
separazione della moglie e ancora l’ama, ma riesce a mascherare tutto benissimo, perché
“s’è vuotato di ogni passione”, appagandosi del gioco dell’intelletto.
La moglie Silia è una donna inquieta, incapace di individuare per sé punti di riferimento,
anticipatrice dell’angoscia e della alienazione d’oggi, non sopporta la compostezza e la
placida indifferenza del marito. Neppure il rapporto con l'amante né la tanto agognata libertà
riescono a dare un senso alla sua esistenza. Il rancore la porta a concepire una rivalsa nei
suoi confronti, inducendolo a sfidare a duello il marchesino Miglioriti, responsabile di un'
offesa da lei ricevuta. Ma il logico "giuoco delle parti", si trasformerà in una razionale
vendetta di Leone.
Leone Gala è un tipico personaggio pirandelliano, incarna uno dei tanti raisonneur, individui
che cercano in tutti i modi di sottrarsi alla fiumana dei sentimenti che loro malgrado li
travolge, mentre cerca di ancorarsi saldamente al baluardo della ragione. “Ma la vita non è
un ragionamento” dice Pirandello e anche il più freddo logico ragionatore non può fare a
meno di vivere la sua parte di dolore e di pena, inconsolabile e incomunicabile.
Enzo Rapisarda, nell’interpretare il personaggio di Leone Gala, ha impostato la recitazione
su registri di testa, che danno origine a un suono monocorde che rasenta quasi la monotonia,
per esprimere il disperato tentativo di astrazione del protagonista, tentativo che a tratti si
rivela vano quando l’impeto delle passioni lo assale all’improvviso e annulla la sua capacità
di dominio.