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Saxophone S.r.l.

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47, morto che parla

di M. Nannelli

Portato in scena dalla compagnia teatrale "Ass. Culturale Teatreria"

Tre atti di Massimo Nannelli

Sinossi - Divertente commedia in vernacolo fiorentino dove un marito, con l’espediente di fingersi morto, cerca le prove dei tradimenti della moglie, ma così facendo scopre anche gli altarini di altre persone che frequentano la casa, e da qui nascono scene divertenti che….



Casa di bambola

di H. Ibsen

Portato in scena dalla compagnia teatrale "Nuova Compagnia Teatrale"

In una cittadina della Norvegia Nora e Torvald vivono apparentemente felici nella loro quotidianità
domestica: sono sposati da otto anni, si amano e amano i loro figli.
Tuttavia la giovane donna nasconde un segreto: come una moderna Antigone infatti, anche Nora in
passato ha anteposto la legge del cuore a quella dello Stato scavalcando regole e convenzioni pur di
salvare segretamente la vita al proprio marito.
Proprio quando l’esistenza della protagonista sembra procedere per il meglio, il passato piomba a
tormentarla sotto forma di ricatto. Nils Krogstad infatti, uomo giunto all’apice della disperazione,
cercherà di sfruttare a suo vantaggio il passato di Nora alla ricerca di quel riscatto sociale che la vita
stessa, il bisogno e la necessità gli hanno negato.
“Casa di bambola” è un’opera profondamente radicata nella realtà borghese, nelle sue meschinità
perfettamente incarnate dal marito di Nora, caratterizzato dal bisogno di rispettare a tutti i costi le
convenienze esteriori.
Egli è pronto a sacrificare i legami più autentici ed è incapace di comprendere la profondità del gesto
della moglie, che diviene la più iconica eroina ibseniana. Nora si trova all’improvviso faccia a
faccia con l’inautenticità del suo matrimonio, con la falsità del suo ruolo nella famiglia e con la vacuità
della sua esistenza.
L’autore con un brusco salto psicologico la trasforma da “bambola” inesperta e ingenua in donna
cosciente di sé e dei propri bisogni, pronta a cercare ad ogni costo una via di fuga lontano da quella
gabbia dorata che- prima il padre, poi il marito, infine la società- le avevano costruito incessantemente
attorno.
Il finale resta quasi aperto, poiché l’autore sceglie di lasciare al protagonista maschile e al pubblico
la speranza di un miracolo che consiste nel rinnegare i ruoli che la società ci impone: un profondo
cambiamento culturale e sociale in grado di abbattere l’incomunicabilità in cui viviamo e instaurare
un rapporto vero e autentico tra esseri umani.
L’unico peccato che non ammette perdono è infatti, secondo l’autore, rinnegare il proprio Io in una
colpevole rinuncia alla ricerca della propria identità.
Il dramma destò, come prevedibile, grande scalpore fra i contemporanei, e impose nell’immaginario
collettivo una figura femminile in grado di stravolgere e denunciare quegli equilibri borghesi corrotti,
basati sull’ipocrisia della forma e su una condizione subalterna della donna ormai intollerabile.



Il bisbetico

di Menandro

Portato in scena dalla compagnia teatrale "Nuova Compagnia Teatrale"

La Nuova Compagnia Teatrale porta in scena quest’opera esilarante liberamente tratta dall’unica
commedia che possediamo integralmente del grande commediografo greco Menandro:
“Dyskolos” ovvero “il misantropo” o, appunto, “il bisbetico”. Fu portata in scena nel
corso delle festività delle Lenee nel 317 a.C., e valse all’autore il primo premio. Quest’opera
è il tipico esempio della cosiddetta “Commedia Nuova”, di cui Menandro fu massimo esponente:
non si concentra su avvenimenti politici o sociali, ma piuttosto sulla quotidianità di
personaggi verosimili, nei quali il pubblico poteva rispecchiarsi, che agiscono in una cornice
per così dire borghese. Il titolo fa riferimento al pessimo carattere di Cnemone, uno dei personaggi
principali dell’opera. In questa nuova versione si è voluto riconsegnare al pubblico
una vicenda fresca e spiritosa, in grado di dialogare con il presente pur restando fedele al
passato, allo spirito e agli intenti della versione originale. La trama è semplice: Cnemone,
vecchio burbero e misantropo, vive assieme alla sua serva scontrosa Simiche e alla giovane
figlia, tenendo quest’ultima isolata dal resto del mondo. Il dio Pan commosso dalla devozione
della ragazza decide, con l’aiuto delle altre divinità, di far arrivare alla sua porta un
bel giovane aristocratico ateniese: Sostrato. L’amore dei due ragazzi sarà ostacolato dal proverbiale
caratteraccio di Cnemone, ma avrà a favore l’astuzia dello scaltro e fedele Pirria,
che in questa nuova versione vedrà spostare su di sé l’accento comico della vicenda, diventando
il protagonista indiscusso agli occhi del pubblico, incapace di trattenere le continue
risate causate da un crescendo di battute e situazioni comiche in un ritmo quasi vertiginoso.



Il delitto di via dell'orsina

di E. Labiche

Portato in scena dalla compagnia teatrale "Nuova Compagnia Teatrale"

Una delle commedie più celebri del grande Labiche: due
uomini si risvegliano nello stesso letto senza ricordare nulla
della notte precedente. Dai giornali apprendono della morte
di una giovane ragazza, e si convincono d’esser stati loro a
commettere l’omicidio. Vaudeville e commedia nera
s’intrecciano e divertono lo spettatore con continui colpi di
scena in questo grande classico della risata senza tempo.



Il giuoco delle parti

di L. Pirandello

Portato in scena dalla compagnia teatrale "Nuova Compagnia Teatrale"

La commedia è tratta dalla novella “Quando si è capito il giuoco” e venne rappresentata per
la prima volta a Roma il 6 dicembre 1918 dalla Compagnia Ruggeri-Vergani.
è una commedia costruita sul grottesco, sul capovolgimento di situazioni, sull’ironia. Vi si
trova l’espressione e la rappresentazione del cosiddetto “sentimento del contrario” da
Pirandello esposto nel saggio “L’umorismo” del 1908. Appartiene alla seconda fase del
teatro pirandelliano, quando cioè i personaggi decidono di vedersi vivere, di estraniarsi dalla
realtà, rifugiandosi nelle centomila maschere foggiate per se stessi e per gli altri. I
personaggi principali costituiscono il solito triangolo: moglie, marito e amante, ma non si
tratta di un dramma a sfondo borghese, bensì del dramma del protagonista Leone Gala il
quale per sfuggire alla tragedia di una vita di dolore, decide di astrarsi, rifiutando i
sentimenti e le passioni, assumendo tutta la realtà circostante a logica e ragione. Si diletta di
gastronomia e filosofia, disquisendo con il cameriere di nome Filippo, ma non a caso detto
Socrate, delle ultime teorie del pensiero di Henri Bergson , in particolare quelle espresse
nell’ opera del filosofo francese del 1907: l“ ’Evoluzione creatrice”. Egli soffre della
separazione della moglie e ancora l’ama, ma riesce a mascherare tutto benissimo, perché
“s’è vuotato di ogni passione”, appagandosi del gioco dell’intelletto.
La moglie Silia è una donna inquieta, incapace di individuare per sé punti di riferimento,
anticipatrice dell’angoscia e della alienazione d’oggi, non sopporta la compostezza e la
placida indifferenza del marito. Neppure il rapporto con l'amante né la tanto agognata libertà
riescono a dare un senso alla sua esistenza. Il rancore la porta a concepire una rivalsa nei
suoi confronti, inducendolo a sfidare a duello il marchesino Miglioriti, responsabile di un'
offesa da lei ricevuta. Ma il logico "giuoco delle parti", si trasformerà in una razionale
vendetta di Leone.
Leone Gala è un tipico personaggio pirandelliano, incarna uno dei tanti raisonneur, individui
che cercano in tutti i modi di sottrarsi alla fiumana dei sentimenti che loro malgrado li
travolge, mentre cerca di ancorarsi saldamente al baluardo della ragione. “Ma la vita non è
un ragionamento” dice Pirandello e anche il più freddo logico ragionatore non può fare a
meno di vivere la sua parte di dolore e di pena, inconsolabile e incomunicabile.
Enzo Rapisarda, nell’interpretare il personaggio di Leone Gala, ha impostato la recitazione
su registri di testa, che danno origine a un suono monocorde che rasenta quasi la monotonia,
per esprimere il disperato tentativo di astrazione del protagonista, tentativo che a tratti si
rivela vano quando l’impeto delle passioni lo assale all’improvviso e annulla la sua capacità
di dominio.



Un mistero di troppo

di R. Vivaldi

Portato in scena dalla compagnia teatrale "Nuova Compagnia Teatrale"

È una commedia brillante, ambientata nei primi anni !60, in pieno

boom economico, che racconta con ironia e leggerezza, le vicende di

una coppia felicemente sposata da anni, che però subisce gli effetti di

una noiosa monotonia familiare e di una tediosa insofferenza alla

routine quotidiana, che metterà in crisi la solidità del loro rapporto.

I due coniugi, nella ricerca spasmodica di "innocenti evasioni”, con la

complicità inconsapevole di due giovani collaboratori che frequentano

la loro casa, riusciranno a creare una esilarante commedia degli

equivoci che metterà in gioco sentimenti forti quali, amore, passione,

gelosia e rabbia fino al classico lieto fine.



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